Rubrica: Res Publica "La giustizia"
"Una dea per molti, un'angoscia per gli empi. Una benda sugli occhi che annoda con lembi". Una figura in un quadro, lo scettro, la corona sbiaditi, gli occhi spenti, ha forse perduto il suo trono? Congrua, proporzionata, esatta. Gli antichi
di Laura Cesati
"Una dea per molti, un'angoscia per gli empi. Una benda sugli occhi che annoda con lembi". Una figura in un quadro, lo scettro, la corona sbiaditi, gli occhi spenti, ha forse perduto il suo trono?
Congrua, proporzionata, esatta. Gli antichi Greci le diedero grande importanza: una caratteristica dell'universo, un numero quadrato e perfetto, una norma umana convenzionale oppure, più crudelmente, come l'utile del più forte secondo l'idea del sofista Trasimaco riportataci da Platone nell'opera "Politeia": " Io affermo che il giusto non è altro che l'interesse del più forte. Perché non mi lodi? Certo non vorrai?". Queste sono le parole, dure, arroganti del sofista disincantato e decadente che sostiene la giustizia come un mero strumento del potere, appannaggio del sovrano, del tiranno, dell'oligarca. La voce di Platone, che emerge attraverso la voce del suo maestro Socrate, dà alla giustizia altre vesti che non sono quelle sfarzose del sovrano. In quanto arte, trova il suo utile nel servizio per gli altri e non per colui che la esercita. Trasimaco si oppone e obietta, Socrate insiste dimostrando che così come l'arte medica non opera per chi la esercita ma necessita del corpo del malato e dunque del servizio per il prossimo, così la giustizia nelle mani del buon politico varrà altrettanto. Il sofista pare non ancora convinto e prosegue con la sua tesi alla quale Socrate dovrà ancora ribattere e portare nuovi esempi. L'utile di ricevere un compenso non deriva forse a ciascuno dalla propria arte? E se ad essa non si aggiungesse un compenso, l'artigiano ne ricaverebbe sempre qualcosa? Tutti noi risponderemmo come Trasimaco"... credo di no". Chi conosce un'arte può rendere comunque un servizio? Ovviamente. Ed è così che infatti nessuna arte o autorità procura il proprio utile ma quello di chi è governato, motivo per cui il politico non dovrebbe essere troppo volenteroso di adempiere al suo incarico in quanto solo volto agli altri e per questo chiede un giusto compenso per non compiere il proprio interesse.
Trasimaco ovviamente non si convinse nemmeno allora. Noi oggi non dovremmo lasciare da parte queste parole e per chi si trova ad essere al potere sarebbe utile interrogarsi sul suo operato "a favore mio o dell'arte che esercito?".