" Solo leggendo..." da Farenheit 451...
"Era un piacere particolare veder bruciare tutto. Era un piacere particolare vedere le cose divorate, annerite, trasformate. "
di Laura Cesati
"Era un piacere particolare veder bruciare tutto. Era un piacere particolare vedere le cose divorate, annerite, trasformate. "<br>
Quando imbracciavano" il serpente di ottone" sputante cherosene, a 451 gradi Farenheit , allora solo allora erano felici. Il piacere ardeva i loro animi di pompieri e ogni volta che il fuoco si spegneva come le parole di quei libri appena bruciati e accartocciati, rimaneva solo cenere dentro di loro.
In un mondo utopico dove il fuoco è purezza e ordine mentre leggere e dunque pensare, immaginare, amare sono considerati reato, cosa resta?
Il vuoto, amaro, frustrante, inconsapevole. Gli uomini avevano smesso di vivere accettando di scambiare i colori vivi di un gesto spontaneo con quelli accecanti degli schermi in un televisore, che penetra nelle loro vite, riempiendole di voci, parole immagini. http://covers4.booksamillion.com/covers/bam/1/45/167/331/1451673310.jpg
I loro sguardi spenti verso quegli schermi sempre accesi hanno smesso di incontrarsi, di capirsi, non possono infatti incontrarsi o comprendersi. Non conoscono più le emozioni, la spontaneità , il calore dell'affetto. Alla follia, inevitabile condizione di tutto ciò, preferiscono l'annientamento della loro memoria, di sì. La Natura ci ha però creato per vivere e non per sopravvivere. Essa anima Millie, i dubbi di Montag, la resistenza nascosta del professor Faber, i quali nella loro speranza vana e irrealizzabile assumono un profilo di eroica ribellione. L'incubo di Bradbury, benchè oscuro ed inquietante presenta ancora delle luci, poche ma forti tanto da essere presenti anche tra noi: qualche ora dedicata ad una appassionata lettura, ascoltare rapiti una lezione, parlare e non chiacchierare, ascoltare e non annuire distrattamente.
Non ci sono telecamere nelle nostre case e nessun uomo dagli occhi scuri e penetranti ci osserva...ma sentiamo comunque la necessità di ribadire di continuino la nostra libertà ."Ma liberi da che cosa?". Avvertiamo forse una presenza alle nostre spalle, un giudizio che non riusciamo a fronteggiare, che temiamo, contro il quale non troviamo le "parole". Le parole, quei piccoli aggregati di lettere che si agitano dentro di noi, che non vedono l'ora di liberarsi, uscire, esprimersi. Oggi sono poco usate abbandonate all'incuria dall'ignoranza e dalla superficialità . Nonostante internet, le enciclopedie digitali non riusciamo spesso a trovare la giusta definizione di ciò che proviamo difronte a un paesaggio se non per la trita citazione da aggiungere alle foto sui social. Incapaci di apprezzare qualcosa o qualcuno in ogni sua sfaccettatura, ci fermiamo all'apparenza, ma tralasciando l'essenza. Perchè? Perchè ci mancano le parole anche per uno sguardo più profondo, quelle parole che possono esser state pronunciate dalla bocca anelante amore di Romeo per Giulietta in Shakespeare, dalle sagge menti dei classici, dall'ironia di un disincantato vittoriano quale Wilde. Quei vecchi amici senza i quali non possiamo correre dappertutto, parlare con chiunque, visitare tutte le città del mondo. https://youtu.be/kHCmiWaHUCw